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La mobilità degli individui è cruciale per il raggiungimento degli equilibri territoriali. Negli Stati Uniti, dove tradizionalmente la migrazione interna è molto alta (anche se in declino negli ultimi anni), un’ampia letteratura sostiene che il sistema non sia lontano dall’equilibrio spaziale poiché la migrazione e il mercato delle abitazioni reagiscono velocemente a shock temporanei. In Europa, invece, ove la popolazione è notoriamente meno mobile, i sistemi sembrano essere lontani dall’equilibrio a causa della mancanza di meccanismi di aggiustamento automatico. Questo lavoro sostiene la tesi secondo cui, attualmente, uno degli elementi fondamentali di frizione alla mobilità degli europei sia la cultura, intesa non solo in termini di differenze linguistiche e istituzionali, ma anche come legami emotivi e culturali rispetto al paese di nascita. In modo particolare, nelle aree più periferiche, l’attaccamento alle tradizioni locali, alla famiglia e agli amici, riassunto dal termine “identità territoriale” sembra giocare un ruolo decisivo nel limitare lo spostamento. La verifi ca empirica di tale proposizione è affi data ad un modello stimato su dati micro in cui si osserva come la decisione di migrare sia funzione negativa di un indicatore di identità territoriale ottenuto dalle risposte ad una domanda della European Values Survey (EVS). Parole chiave: migrazione interregionale, UE, cultura, European Value Survey.
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