È il primo commento autonomo, fondato su una nuova autopsia dei manoscritti, di un poemetto che, nel quadro di un tema diffuso a cavallo dei due secoli, quello del “sepolto vivo”, riflette l’angoscia esplorazione del Pascoli sui modi e tempi del morire, piegando la lingua antica a esprimere l’annebbiamento e la dissoluzione della psiche nel lento trapasso dalla vita alla morte.
Già professore emerito di Letteratura Latina presso l’Alma Mater Università di Bologna. Membro del Centro di Studi ciceroniani di Roma; socio corrispondente dell'Accademia Patavina di scienze, lettere e arti; socio corrispondente dell'Accademia delle scienze di Bologna; socio residente della Commissione per i testi di lingua di Bologna; socio effettivo dell'Arcadia; accademico onorario dell'Accademia Pascoliana di San Mauro Pascoli; accademico ordinario dell'Accademia Virgiliana di Mantova, socius Academiae Latinitati fovendae; socio corrispondente dell'Accademia Nazionale dei Lincei; membro della Commissione per l'edizione nazionale delle opere del Pascoli. Medaglia d'oro di Benemerito della scienza e della cultura; nel 1984 vincitore del XXXIV Certamen Capitolinum di Lingua e letteratura Latina; nel 1994 vincitore del premio Città di Latina Tascabili; nel 1999 vincitore del Praemium classicum Clavarense.
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